mercoledì 1 dicembre 2010

Il costo della fuga

Oggi avrei voluto parlare di wikileaks ma dopo aver letto che la riforma dell'università e passata alla camera, 307 a favore e 252 contro, ho preferito mettere da pare il sito di Julian Assange per parlare della riforma, un po' per rabbia, un po' per frustrazione. Non volendo scrivere l'ennesimo pezzo di giornalismo (visto che non lo sono) su cosa consiste la riforma Gelmini e nemmeno dei fatti successi oggi in Italia tra gli studenti universitari e le forze dell'ordine, ne di come il governo di sta comportando con gli studenti cercherò di approfondire quanto costa agli italiani la fuga dei ricercatori all'estero.


 Da una ricerca svolta dall'Istituto per la Competitività (ICOM) il "bel paese" ha perso 4 miliardi di euro in 20. La cifra è stata calcolata in base ha 155 brevetti depositati di cui "l'inventore principale è nella lista dei top 20 italiani all'estero" e di altri 300 nei quali diversi ricercatori italiani hanno partecipato come membri del team di ricerca. "La cifra può essere paragonata all'ultima manovrina correttiva dei conti pubblici annuncaita dal governo qualche mese fa" osservano gli autori della ricerca. Sempre secondo l'ICOM, ogni cervello in fuga può valere fino a 148 milioni di euro, questi dati sono stati contestati da molti ma è incontestabile che tutti i brevetti depositati da ricercatori italiani possano essere tradotti in soldi. 


Guardando la classifica dei primi 20 ricercatori italiani notiamo che 7 su 20 sono in Italia più altri 2 che si dividono tra Italia Francia e Sud Africa, mentre 10 sono negli USA e 1 in Svizzera.
Se invece teniamo conto dei primi 100 il 50% è all'estero. In Italia il numero di ricercatori e tra i più bassi, 70mila contro i 155mila dei francesi i 147mila del Regno Unito e i 244 della Germania ma abbiamo l'indice di produttività individuale tra i più alti 2,28% contro il 3,27% dell'Inghilterra l'1,67% della Francia e l'1,62% della Germania.


Come mai se ne vanno?
La risposta è molto semplice, all'estero si hanno più finanziamenti, strutture più adeguate, stipendi migliori. Nei prossimi 3 anni la riforma Gelmini toglierà alle università 500 milioni di euro e, non contenta, permettere alle università di fare entrare fondazioni private che porterebbe un clamoroso metodo di ricerca su commissione. "Il difetto vero è che mancano le risorse per i ricercatori,  questo non va bene perché sono la categoria più debole. Si devono trovare le risorse, non si parla di cifre astronomiche ma serve un miliardo di euro, che corrisponderebbe a un viadotto sull'autostrada Bologna-Firenze" ha dichiarato il presidente del Consiglio Universitario Nazionale Andrea Lenzi, ricordiamo che abbiamo perso 4 miliardi.


Questi dati mostrano come i ricercatori italiani siano tra i migliori al mondo e mostra come l'Italia continui a sprecare la risorse umane che possiede. Credo sia giunto il momento di dire STOP a tutto questo e di cambiare le carte in tavola, l'intelligenza non manca di sicuro.



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Des B

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